archeoastronomia astrolatrie onfalos geodetici

Temi ,notizie e soluzioni inedite con le quali le università hanno paura di confrontarsi,

una scrittura che sovrapponeva gli ideogrammi tramandava codici su pietra di piccole dimensioni

una scrittura che sovrapponeva gli ideogrammi tramandava codici su pietra di piccole dimensioni
questa ad esempio è la mia storia

Informazioni personali

La mia foto
venite a conoscermi www.chatta.it profilo di "attilius" http://blog.chatta.it/attilius/default.aspx

mercoledì 12 marzo 2008



C.ric. Valditurrite per la dispersione e il decentramento dell’energia geofisica.
http://archeoingegneriageodetica.blogspot.com/

STUDI RECENTI HANNO DIMOSTRATO MATEMATICAMENTE QUANTO FOSSERO MOLTO PIÙ COMPLESSE E ANTICHE LE CONOSCENZE DI GEODESIA E ARCHEOASTRONOMIA ATTRIBUITE AI COSTRUTTORI DELLE PIRAMIDI DI GIZA O DEI SITI MEGALITICI BRITANNICI.LA SCOPERTA È AVVENUTA PESANDO CON UNA BILANCIA DI PRECISIONE, ALCUNI ONFALOS PREISTORICI DECORATI ,TUTTI COPIE DI UN ORIGINALE ,REALIZZATE IN STILI DIVERSI .LE CIFRE IN GRAMMI COSÌ OTTENUTE CON DUE NUMERI DOPO LA VIRGOLA ,SONO RISULTATE CORRISPONDENTI A PRECISE COORDINATE E A MISURE DEL NOSTRO PIANETA ,IN CHILOMETRI. LA SCELTA DEI 7 PRINCIPALI CODICI CHE SI VOLLERO TRAMANDARE NON FU CASUALE, FURONO UTILIZZATI SOLO QUELLI CHE, INCROCIATI CON OPERAZIONI DI MOLTIPLICAZIONI E DIVISIONI, DAVANO COME RISULTATO ALTRI CODICI GEODETICI, INERENTI A FORMULE PROPIZIATORIE PER OTTIMIZZARE L’AMBIENTE A MISURA D’UOMO. TALI OPERAZIONI ERANO DA CONSIDERARSI SOLO PER I NUMERI CHE SI TROVAVANO ACCOSTATI IN PRECISE SEQUENZE. NON È UN CASO SE NOI ANCOR OGGI CON TRE DIVERSE SEQUENZE DI QUESTE SERIE DI CIFRE, DIVISE SU ALTEZZA E METÀ BASE, POSSIAMO TRACCIARE I PROGETTI PRECISI E COMPLETI DEGLI SPACCATI INTERNI DELLE TRE PIRAMIDI PRINCIPALI DI GIZA,UTILIZZANDO SOLO UN COMPASSO. TALI CONOSCENZE DOVEVANO GIÀ ESSERE NOTE AI SACCHEGGIATORI DELLA PIRAMIDE DI MICERINO ,DATO CHE ALCUNE COORDINATE DETERMINATE DAI SUDDETTI CODICI, SPIEGANO IL PERCHÈ DEL VERTICALE TENTATIVO FALLITO. IN PRATICA NON LO SAPEVAMO, MA ESISTONO 7 COORDINATE CON LE QUALI È POSSIBILE SPIEGARE TUTTA LA FISICA ,LA MATEMATICA, I CALENDARI, LA GEODESIA, L’EVOLUZIONE E L’ORIGINE DELLE DIVERSE UNITÀ DI MISURA DEL NOSTRO PIANETA TERRA. DA ALCUNI MESI HO ILLUSTRATO QUANTO DETTO SU UN FORUM NEL SITO.
IL CENTRO RICERCHE RESPONSABILE DI QUESTA INDAGINE, SI È SEMPRE AUTOFINANZIATO E NON HA MAI USUFRUITO AIUTI DA NESSUNA UNIVERSITÀ .SI CERCANO VOLONTARI PER AMPLIARE I PROGRAMMI. AL MOMENTO QUESTE RICERCHE SONO STATE RICONOSCIUTE SOLTANTO IN GERMANIA.



IL TRIANGOLO ; ITALIA; INGHILTERRA; EGITTO

David Furlong, nel suo libro “le chiavi del tempio “da bravo topografo ha pubblicato anche una scoperta molto importante e in parte senza saperlo. La sua scoperta vede dei siti megalitici britannici orientati e allineati su due grandi circonferenze ampie quanto un intera regione, racchiudere al centro dello spazio circoscritto dalle intersezioni delle circonferenze precisi punti di riferimento di un triangolo, gli angoli dei quali corrispondono alle inclinazioni precise della più grande piramide conosciuta ,quella di Keope.
Quello che ha lasciato scoprire ai lettori, è il fatto che intersecando con altrettanta precisione tutti i punti di riferimento allineati sulle circonferenze, posti ad indicare la presenza dei siti megalitici e altre opere affini, (anche quelli non più direttamente visibili perché sovrapposti da altre costruzioni),si ottengono, sulla proiezione della stessa piramide anche moltissimi altri punti con i quali si evidenziano anche tutti gli spaccati interni (sale e corridoi)della prestigiosa piramide. Quante sono le possibilità che si tratti solo di un caso?
Ma ecco perché vi ho riportato questi dati.
Quello che Furlong e gli altri invece non potevano sicuramente sapere è che le intersezioni, derivanti dai siti principali da lui riportati, evidenziano i punti di riferimento corrispondenti alle “distanze sulla base della piramide dettate dai pesi dei codici geodetici” già illustrati e che con tutta probabilità furono alla base di entrambi,i progetti.

Dalle eternità del tempo propagini remote di un vissuto lontano e primigenio ,giungono gli echi mai estinti di culti e tradizioni che appartengono agli albori dell’umanità, patrimonio di civiltà misteriose che ancora oggi suscitano un fascino arcano. Segni distintivi lasciati da martelli o asce cerimoniali decorate divenute nei millenni onfalos geodetici,tramandate come astrolatrie o più semplicemente litolatrie ispirano un sapere che cela in sè una sapienza sconosciuta,proveniente da mondi e dimensioni che hanno illuminato fugacemente le tenebre dell’ignoranza e della supestizione rischiarando con la loro fiamma sapienzale la lunga notte delle origini. Regni secretati posti oltre l’immaginazione,situati fra le regioni inesplorate dell’astrale che permea la sfera terrestre e quella non terrestre. Frammenti di questo sapere primordiale, dispersi sul nostro pianeta un tempo dislocati in luoghi di potere che conservano l’impronta indelebile di tale corpus dottrinale, sono giunti fino a noi intatti per tornare nel loro luogo di origine nel momento in cui sono stati rinnegati. Si tratta di un culto senza tempo ,una dottrina stellare che ha conferito alle civiltà che ne possedevano la chiave segreta la possibilità di accedere ad una più vasta conoscenza. Se analizziamo la storia degli insediamenti umani stanziati nel Lazio, per esempio, ci rendiamo conto che quando in altre parti già declinavano civiltà fiorenti e altamente organizzate , il Lazio risultava civilizzato solo a nord dal misterioso popolo etrusco,al confine con la Toscana .Il resto del territorio, al contrario sembra immerso nelle tenebre della preistoria.Sembra.....
Un antico tabu imponeva un cosi ferreo rispetto della pietra in quei luoghi considerati sacri, tanto che condizionò la vita di generazioni devote alla loro difesa.
Perchè gli antichi romani delle origini erano privi di statuaria?
LE METEORITI FERROSE


Le teorie basate su una serie di ipotesi determinate dai nuovi ritrovamenti mostrano un quadro assai complesso di quali dovevano essere le antiche credenze, conoscienze di fisica e astrologia al tempo delle prime civiltà ciò andrà ora interpretato, considerando prima di tutto quali fossero le esigenze determinate dalle diverse realtà geografico climatiche.
Con queste premesse si potrà ben inquadrare il problema che ha comportato la "trasformazione" dei culti sui meteoriti di ferro, prima ricercati per essere utilizzati come materia prima per la fabricazione di utensili e armi di qualità superiore, mentre in un secondo tempo, con l'avvento della metallurgia, solo temuti dato l'effetto disastroso del loro impatto al suolo. Quanto sia antica la raccolta ed una prima forma elementare di lavorazione del ferro meteoritico, così disponibile, non è possibile stabilirlo se non attraverso lo studio dei primi sistemi divinatori, i quali comprendono l'avvistamento ed il ritrovamento delle meteoriti, soprattutto in quelle aree dove questo metallo è reperibile già in natura fuso sulla superfice del terreno (come nella zona di Cerveteri per esemp.) e quindi conosciuto e apprezzato. Con la diffusione della metallurgia del ferro si dovettero determinare nuovi culti.
Questa vera e propria rivoluzione socio-religiosa da me ipotizzata, anche analizzando i materiali di pietra decorati gia ritrovati, sembra svilupparsi in un periodo "recente" tra il1000 e il 500 a.c. circa, anche se poteva sicuramente avvalersi di qualche formula divinatoria preesistente, inoltre non è escluso che anche nell' antico Egitto, in seguito alla lavorazione dei primi metalli, si possano essere verificati i primi cambiamenti .


Anticamente potevano sapere e riconoscere, durante la caduta ,osservandone,il colore e il tipo di scia ,quale tipo di meteorite fosse utile di conseguenza ignorare (respingere) gli altri. Questo grazie alla ripetuta esperienza.
La nuova filosofia, utilizzando in manira parziale anche alcuni degli antichisimi culti, poteva in questo modo, in breve tempo oscurare quella che per migliaia di anni incontestata andava sempre più perfezionandosi, arricchendosi di strumenti sempre più complessi.
Quello che definisco un breve tempo, forse diversi secoli, è un periodo da collocarsi tra l'età del bronzo antico e lo svilupparsi di una delle civiltà del ferro emergenti di quell'epoca.

Quindi dovremmo chiederci, in cosa consisteva realmente il culto dello scudo di Apollo e quali fossero le sue origini? (perchè il suo centro oracolare prima dedicato alla Dea Madre viene convertito a suo favore). Probabilmente furono gli antichi Italici e gli Etruschi a porre le basi di culti simili al nuovo ipotizzato, il quale potrebbe poi essersi ulteriormente sviluppato in seguito trovando il terreno idoneo per le proprie radici.
Ma cosa sappiamo realmente della cultura celtica sviluppatasi a contatto della regione dei Traci e degli altri popoli ai quali viene attribuito l'uso del micidiale metallo per scopi bellici (Ittiti)? Quali erano le relazioni di questi popoli con le diverse culture religiose italico etrusche?
Per il momento sarà possibile approfondire queste "ipotesi" alle quali non sembra interessarsi nessuno, ma non per questo meno importanti, soltanto in direzione delle culture simili a quelle italico-etrusche, tra le quali se ne trovano di molto antiche come quelle mediterranee, della civiltà dell'Indo, mediorientali e dell'antico Egitto .
In futuro lo studio e l'analisi delle antiche civiltà del centro e sud America potrà essere utile per ricostruire e comprendere le conoscienze relative ai fini meteoritici, dato che queste civiltà praticarono sicuramente culti simili fino all'arrivo dei primi Conquistadores, in quanto non conoscevano la nuova tecnologia, ma lavoravano soltanto ferro di provenienza meteoritica.




LE LITOLATRIE E LE ASTROLATRIE

Esistono pietre (elicoidali ) che hanno una forma aereodinamica idonea per una traiettoria sinusoide, la sezione delle quali presenta quattro lati, tali pietre venivano associate a proietti vulcanici o meteoriti che nella loro particolare traiettoria lasciano una scia a zig- zag, dalla quale i primi uomini traevano credenze e riti che condizionavano il loro agire e influenzava il loro sviluppo.
Alcuni meteoriti con accentuata traiettoria sinusoide sono in grado di transitare nell'orbita terrestre sensa precipitare e percorrendo lo spazio in un tempo di gran lunga superiore dando modo di essere osservarti a lungo suscitando stupore.

Questo fenomeno osservato casualmente nella fase iniziale della ricerca ha permesso la formulazione di queste ipotesi che dando una spiegazione al significato delle prime decorazioni vascolari avrebbero poi portato all'attenzione queste particolari pietre di forma insolita anche se erano apparentemente grezze senza evidenti tracce di lavorazione o di scheggiatura. Nelle prime terracotte non è raro trovare decorazioni incise, dipinte o graffite riproducenti linee a zig-zag o un altro motivo detto a spiga o a lisca di pesce.
La traettoria sinusoide è più lunga e permetteva al meteorite di consumarsi completamente o quasi anche quando era di dimensioni superiori alla "media". Inutile dire che anche per i meteoriti ferrosi una traettoria di questo tipo, in altri tempi, era quanto più propiziatorio fosse possibile auspicarsi dato che questo tipo di discesa, anche se soltanto accennata, inoltre poteva contribuire alla"deviazione" della traiettoria del meteorite, e questo era un fattore ricercato di estrema importanza.

Il motivo che uso il termine "ONFALOS", per indicare queste pietre è per via della loro forma e in particola per il posto che occupano nelle iconografie delle astrolatrie più antiche cioè sovrapposte al grosso cane posto nella posizione centrale, nella costellazione del quale troviamo la stella Sirio ( è una stella fissa e non subisce gli spostamenti di processione rispetto agli assi terrestri).

Onfalos significa ombelicolo, il quale con la sua forma a spirale ricorda molto la punta decentrata che caratterizza queste litolatrie,la loro punta ha anche la forma di piramide e è per questo motivo che in antichità venivano chiamate piramidion(,ma a me sembra più adatto il termine generale onfalos dato che, come vedremo, in alcuni casi eccellenti copie scolpite delle litolatrie decorate più importanti non conservano nella forma la caratteristica punta, ma rientrano nello stesso gruppo per un altra singolare caratteristica che è quella di avere una posizione nella quale si può osservare il loro contorno perfettamente elissoidale (ovale). Ecco perche i simboli normalmente conosciuti degli onfalos sono l’uovo l’uovo o il serpente detivante dalla spirale. Da ciò che normalmente si trova sui libri eravamo abituati ad immaginre questi onfalos di dimensioni maggiori, ma ad un attenta ricerca si può facilmente intuirne le giuste proporzioni;

UN ONFALOS SENZA DECORAZIONI

UNO STRUMENTO PERICOLOSISSIMO CHE HO DOVUTO FARE A PEZZI IN SEGUITO ALLA DISTRUZIONE DEL SUO ANTICO SITO DOVE ERA STATO TUMULATO E DISATTIVATO.(sorgente delle cascate nei pressi della grotta votiva di"casteltendine" Vallico Sopra,LU. )

La sua forma aereodinamica è più liscia e penetrante e quindi ricorda i meteoiti in grado di arrivare molto all’interno dell’attmosfera con più facilità , è anche una bussola geomantica in quanto ruota in maniera equilibrata e contrassegnata con il sistema dei trigrammi. Questio e altri strumenti simili sono quelli che probabilmente furono tumulati con l’intento di disattivarli e relegarli ai solo culti delle acque, la distruzione di tali siti è pertanto in ogni caso pericolosissima se non venisse monitorata.


CIBELE; Dal mito delle origini alla romanizzazione di questo culto frigio:

sicuramente si tratta di un onfalos affusolato, di color nero e privo di decorazioni, Sono le veneri sarde del peroiodo del bronzo ricavate su di onfalos con queste specifiche forme che ne hanno permesso il riconoscimento con sicurezza , oltre naturalmente al colore e al tipo di caratteristiche fenomenologgiche.
L’introduzione del culto della dea Cibele a Roma, il 4 aprile del 204 a.c., ci è narrata dallo storico Tito Livio che così si esprime: In quel periodo all’improvviso una forma di panico superstizioso aveva invaso Roma: quell’anno con eccessiva frequenza piovvero pietre dal cielo e in seguito all’esame di libri Sibbillini si trovò un vaticinio secondo il quale, quando un nemico esterno avesse portato guerra in Italia, sarebbe, stato possibile cacciarlo e vincerlo se si fosse fatta giungere a Roma da Pessinunte la madre dea…..Quindi, per poter fruire quanto prima di quella vittoria che pronosticavano fati, presagi e oracoli, si cominciò a riflettere sul modo di trasferire a Roma la Dea…..La nave raggiunse le foci del fiume Tevere; (Scipone) secondo l’ordine ricevuto, spintosi in mare su una imbarcazione, ricevette dai sacerdoti la dea e la trasportò a terra. Le più insigni matrone della città….la accolsero….Esse si passarono la dea di mano in mano una dopo l’altra; intanto l’intera città si era slanciata loro incontro davanti alle porte delle case dove la Dea veniva fatta passare furono collocati dei turiboli dove fu fatto bruciare l’incenso, mentre si pregava la Dea di entrare nella città di Roma di sua volontà e propizia. Il 12 Aprile la Dea fu portata nel Tempio della Vittoria che si trova sul Palatino. La giornata fu proclamata festiva. Il popolo in massa recò doni alla Dea sul Palatino ed ebbero luogo un lettisternio e dei luti, detti megalesia. (Liv. XXIX 10, 4. 5.8;14, 11-14).Si noti che nel racconto liviano la dea fa tutt’uno con la sua statua ; accogliere la statua è accogliere la dea, poiche si credeva che la statua fosse impregnata della presenza di quella divinità.Il calendario romano colloca nel mese di marzo le celebrazioni di Cibele, fra le Idi di, l’Equinozio di primavera ed i giorni immediatamente successivi. Ciò ha indotto gli studiosi di una certa epoca, nella prima meta del novecento a leggere il culto nei termini di un culto agrario, di una allusione simbolica alla vicenda delle stagioni, al fiorire della primavera, alla fecondità della terra.Tutto ciò alla luce delle nuove scoperte non è del tutto sbagliato ma presenta alcune inesatezze dovute alle visioni sovrapposte derivate appunto dalle similitiudini o dalle associazioni di onfalo diversi, i quali a più riprese furono sempre presenti e ricordati anche nel Lazio. Proprio il far luce su queste associazioni ci permette di riscoprire i ruoli di ogni singolo onfalos. Inoltre nelle vicessitudini dell’inserimento di questo culto a Roma traspaiono non a caso gli effetti dell’abolizione degli arcaici culti propiziatori per l’approvigionamento dei ferri meteoritici.Si tramanda che a quel tempo il senato, reputando che l’esuberanza rituale di questo culto fosse tropo lontana dal severo ed austero costume religioso romano –ricordiamo che siamo in periodo republicano, nel pieno della guerra annibalica – proibì ai cittadini romani di partecipare ai rituali del culto e, ancor di più, di diventarne sacerdoti. Col tempo il culto si andò amalgamando col diverso clima culturale romano e l’imperatore Claudio, nel I secolo d.C. conferi alla Magna Mater una posizione di privilegio , per cui a quel punto, le interdizioni disposte secoli indiero non ebbero più senso, tanto più che le confraternite di cultores della Magna Mater accettarono volentieri le norme di disciplina religiosa stabilite dallo Stato per rendere il culto più adatto alla sensibilità religiosa romana che, nel frattempo era stata ampliamente impregnata di apporti religiosi stranieri, greci, egizi, persiani o comunque ellenistici.
La grande Dea anatolica ;Dea creatrice che ha dato origine all’intero universo senza bisogno di intervento maschile, vergine inviolata e tuttavia madre degli dei. La grande dea anatolica si manifestava nella dura sostanza della roccia e si riteneva fosse caduta dal cielo sotto forma di una Pietra nera. Sul confine occidentale della Paflagonia c’era una scogliera deserta che si chiamava Agdo e Cibele vi veniva adorata sotto forma di una pietra nera. La leggenda narra che Zeus era innamorato di Cibele ma invano cercava di unirsi alla dea e nell'angoscia di una notte d'incubo, mentre la sognava ardentemente, il suo seme schizzò sulla pietra generando l'ermafrodito Agdistis. Questi era malvagio e violento, con le sue continue prepotenze aveva già maltrattato tutti gli dei. Sicché Dioniso, giunto all’esasperazione, volle vendicarsi e architettò ai suoi danni uno scherzo atroce. Gli portò in dono dell'ottimo vino e lo accompagnò a bere in cima a un grande albero di melograno, finché Agdistis si addormentò ubriaco fradicio in bilico su un ramo. Pian piano con una cordicella Dioniso gli legò i genitali al ramo e, sceso in terra, scosse l'albero con tutta la sua forza. Nel brusco risveglio il malcapitato precipitò strappandosi di netto il prezioso organo: così Agdistis morì dissanguato mentre il suo sangue lavava il melograno e lo faceva rifiorire rigoglioso e stupendo e carico di succosi magici frutti. La ninfa del Sangario, il fiume che scorreva nelle vicinanze, sfiorò con la sua pelle vellutata uno di quei frutti e rimase incinta di un dio. Fu così generato Attis il bello, il grande amore di Cibele. La Signora delle fiere suonava la lira in suo onore e lo teneva perennemente occupato in voluttuosi amplessi. Ma, ingrato e irriconoscente, Attis volle abbandonare quelle gioie celesti e se ne fuggì via per vagare sulla terra alla ricerca di un'altra donna. Cibele sapeva bene che nessuna infedeltà avrebbe potuto sfuggire alla sua vista onnipotente e, trainata dai leoni, lo sorvegliava dall'alto del suo carro. Colse così Attis mentre giaceva spensieratamente con una donna terrena, convinto che le fronde di un alto pino fossero sufficienti a nascondere il suo tradimento. Vistosi scoperto, Attis fu assalito da un rimorso tormentoso e implacabile, finché all'ombra del pino si evirò. La castrazione divina .
L’immagine dell’ape regina, che durante l’atto nuziale effettua la castrazione del fuco, incarna l’essenza del mito classico su Cibele. Presso gli Ittiti, Kumarbi stacca con un morso i genitali del dio del cielo Anu, ne inghiotte una parte dello sperma e sputa il resto contro la roccia, ove si genera una bellissima dea. Benché argomento apparentemente peregrino, la castrazione è un tema mitico universalmente diffuso e si collega al nucleo della trasmissione del potere regale cui si è alimentata tanto la tradizione egiziana (Osiride) che quella Greca (con Urano). Il mito pelasgico della creazioneIn principio la grande Dea emerse nuda dal Chaos. Non trovando nulla ove posare i piedi, divise il mare dal cielo e intrecciò sola una danza sulle onde. Danzando si diresse verso sud e il vento che turbinava alle sue spalle le parve qualcosa di nuovo e di distinto, pensò allora di cominciare l’opera della creazione: si voltò all’improvviso, afferrò il vento del nord e lo sfregò tra le sue mani finché apparve un enorme serpente.La Dea danzava accaldata, danzava con ritmo sempre più selvaggio e il serpente, acceso dal desiderio, l’avvinghiò nelle sue spire e si unì a lei. Volando a pelo dell’acqua la Dea assunse forma di colomba e poi, a tempo debito, depose l’uovo cosmico. Ordinò allora al serpente di avvolgere l’uovo per sette volte: il guscio si dischiuse e ne uscirono tutte le cose esistenti. Ma ben presto il serpente si vantò d’essere egli stesso il creatore e irritò così la grande Madre che lo relegò nelle buie caverne.E’ questo il mito Pelasgico, che alcuni Autori ascrivono ad un’origine anatolica. Si tratta di una versione in accordo con la tradizione indoeuropea degli antichi Veda (i testi sacri degli invasori giunti in India da nord e attraverso le steppe caucasiche). V’è un parallelo con Vinata, dea primordiale che guarda verso dove il limite dell’oceano si unisce con il cielo: dall’uovo cosmico che ella depone nasce un figlio alato il cui primo compito sarà di riscattare la madre dal potere dei serpenti.
Il culto, Cibele era la grande madre di tutti i viventi , protettrice della fecondità, signora degli animali selvatici e della natura selvaggia, attraversava le foreste montane su un cocchio tirato da leoni, accompagnata dal corteo orgiastico dei coribanti. Era anche una divinità poliade, fondatrice di città e patrona del suo popolo in pace e in guerra, aveva anche caratteri oracolari. Il suo culto,che aveva il centro principale in Pessinunte, in Asia minore, era in origine di carattere nettamente orgiastico, con danze sfrenate al suono di flauti, timpani e cembali ed estasi deliranti, durante le quali i galli, suoi sacerdoti servitori, si flagellavano e arrivavano a autoevirarsi. In seguito il suo culto passo in Grecia e specialmente a Creta, sotto il nome di Rea. Sotto l'influenza greca, questo culto perse molte delle sue caratteristiche barbariche, che riaffiorarono in epoca ellenistica. A Roma ella fu venerata a partire dal 205 a. c. come simbolo di fecondita’. I suoi scerdoti si chiamavano Galli nella Galizia, Coribanti nella Frigia, Dattili Idei nella Troade e Cureti a Creta. In suo onore furono incisi svariati fregi e solchi su marmo quale atto per ridestare l’insita sua presenza. Santuari imponenti le venivano dedicati in posti inaccessibili, ricavandoli nelle pareti a picco mille metri sul mare. Il suo misterioso culto ctonio era praticato nelle fenditure della montagna, entro nicchie e gallerie. Talora l’apertura era un lontano punto visibile su un dirupo, tal altra corrispondeva al punto più alto di un’acropoli: era l’ingresso a tunnels scavati interamente nella roccia con gradinate discendenti nelle viscere della montagna, ad andamento elicoidale e senza sbocco. Ieratica in trono, Cibele riceve gli omaggi delle processioni che avanzano al ritmo frenetico di timpani, cembali, flauti e tamburi. Porta sul capo un ornamento cilindrico, di solito a forma turrita; è coperta da un velo o da un mantello, regge uno specchio nella mano e, sette volte su dieci, possiede una melagrana. Come Demetra, impugna le spighe d’orzo la cui Claviceps purpurea forniva la bevanda allucinogena. Il leone è il veicolo di Cibele ed immancabilmente lo troviamo ai suoi piedi. Anche nei bassorilievi della corrispondente dea ittita (Kubaba) compare un leone ai piedi del trono. Non solo in Anatolia: nel 1200 a.C. l’iconografia di una donna nuda in equilibrio sulla schiena del leone era presente in una vasta area del bacino mediterraneo orientale che interessava Assiri (Ishtar), Fenici (Astarte) ed Egiziani (Quadesh). La criniera del leone e le sue fauci spalancate sono l’emblema del pube femminile. Solo più tardi, quando le società patriarcali hanno sviluppato concezioni misogine, nel pelo leonino è stata proiettata l’immagine raggiata della corona solare. Non deve stupirci la banalità dell’attribuzione sessuale, l’idea dell’antro genitale femminile è insita nel nome stesso di Cibele, che significa grotta. Bisogna considerare che in Cibele c’è la continuità con le semplici concezioni religiose dell’uomo del neolitico e che in Anatolia, già nel 6.000 a. C., la grande dea veniva rappresentata seduta in trono fra due leonesse.

Onfalos decorati

L’onfalos del sole era lo Yuppiter Lapis

Già conosciuto come l'antico Saturno. Ha la forma tipica affusolata, ma presenta le quattro superfici più piane e quindi una forma piramidale più marcata. Su questa pietra per lo più di color smeraldo, tra le altre venature colorate che la caratterizzano, si distingue la divinità con le due folgori reggere anche uno scudo sul quale ci sono una serie di punti disposti come le Pleiadi. Questa costellazione col suo sorgere all’orizzonte, dopo un periodo di 40 giorni, indicava il periodo della maturazione delle messi. Per questo motivo Saturno veniva rappresentato con un falcetto in mano. Questa è anche la litolatria più importante, l’originale dalla quale derivano tutte le decorazioni principali di tutte le altre litolatrie o onfalos, anche meglio definiti codici geodetici, in seguito spiegherò come infatti nelle rappresentazioni romane Saturno era anche rappresentato con un piccolo martello da cesellatore.

L’onfalos della luna è meglio identificabile nella litolatria di Giano, le sue figure in bianco e nero evidenziano un grosso pofilo sullo spicchio lunare, non a caso il suo codice geodetico è 155, corrispondente alle settimane di un anno.Agli inizi del III millennio a.C. in Mesopotamia sembra sia stato coniato l’etimo Set, per indicare i sette giorni delle quattro fasi della luna, inoltre da questa litolatria deriva la figura di Set, la divinità egizia delle tempeste come vedremo nel volume dedicato a questa civiltà.L’etimo anu,indicava invece l’anno o meglio l’Anello , il giro apparente che compie la luna in un anno. L’etimo mes indicava invece il mese, ma senza risalire troppo indietro nel tempo, fermandoci alla Grecia classica e affidandoci a etimologie fors epiù attendibili, vediamo come i termini che indicano la misura del tempo, (ciò che anima l’idea del calendario ) possiedono ancora quasi tutti il prefisso Me, derivante dal termine Mènè, con cui i Greci designavano la Luna, corpo celeste le cui trasformazioni caratterizzavano un periodo di tempo che aveva lasciato una traccia indelebile nella vita e nell’immagginario die progenitori fin dall’alba dell’Umanità…..nacque dunque Men, il Mensis latino, il nostro mese, il termine Mensura (proprio l’idea di misurare il tempo, il Mensis!); nacquero termini Moon month (Luna e mese in ingelese), der Mond e der Monat (la luna e mese in tedesco), Mami e Mas (luna in Sanscrito), manu (in latino), ecc. Tutti termini che possiedono la stessa radice e che evidenziano la stretrtissima correlazione tra l’idea di misura“ costituiva la base: la Luna.

Lanalisi ed il confronto degli antichi caratteri della scrittura italica, poi ereditata dagli etruschi evidenziano che la lettera “ M “ indica volto quella“ E “profilo, non è un caso che le sovrapposizioni capovolte delle figure sul profilo lunare di Giano siano un grosso volto per metà biAnco e per metà scuro, da questultima parte derivano i miti di Minerva o meglio Diana, il tutto accostato alla testa di un leone e alla divinità di Marte. Attraverso il fegato di Piacenza è stato possibile ridare il volto originale a tutte le divinità su di esso rappresentate, derivanti da questa litolatria ,il bronzo le suddivide su di una superfice piana e le classifica tutte in piccoli gruppi di tre associate per similitudini. Ma soprattutto utilizza gli "antichi caratteri“ dai quali deriveranno poi, i loro nomi greci, per indicarne e distinguerne la posizione, il nome che ne derivava era quindi una sigla, più è lungo è il nome, maggiori erano i riferimenti per distinguere ed estrapolare la figura con precisione fra le altre sovrapposte. Dato che il risultato coincide con i nomi greci questi non possono che essere successivi a questo ordine geometrico di scomposizione. Molte delle associazioni e dei doppi sensi che emergono da questa “inquadratura-traduzione“ sono ancora riscontrabili nei pluri-significati delle parole latine, è quindi possibile che; sia letrusco che il latino più antico, in origine venissero interpretati come acronomi (sigle) e che quindi molti dei testi che conosciamo abbiano contenuti molto più ampi.
Una scoperta rivoluzionaria : è mio anche il brevetto per utilizzarla al fine di produrre energia pulita a costo zero ma a disposizione di tutti gratiuitamente, peccato che la verità dia sempre fastidio a qualcuno,
La "TORRE DI SOLLEVAMENTO IDRAULICA " o ascensore idraulico,utilizzata dagli antichi costruttori delle piramidi di Giza,si basa sul principio dell’imcomprimibilità dell’acqua, ne esiste anche un modellino in ceramica ,completo di dettagli , rinvenuto nella piramide di Zoser insieme ad altre copie degli antichi strumenti da lavoro ,solo che è stata erroneamente classificata come basamento di un non meglio precisato vaso. coloro che volessero partecipare alla realizzazione di un modello in scala efficente ed automatizzato sono i ben venuti. Pozzi di risalita per galleggiamento ,dovevano anche essere incorporati provvisoriamente all’interno della struttura piramidale in fase di costruzione ,almeno per il sollevamento dei plocchi più grossi.I blocchi non venivano neanche scaricati dalle chiatte,ma ,in questo caso,più semplicemente sollevati aggiungendo acqua alle vasche,operazione che veniva effuttuata attraverso gli stessi ascensori idraulici. Il grosso dei blocchi più "piccoli" veniva trasportato su chiatte scomponibili,sollevato ad un altezza superiore di quella della sua messa in opera,e poi fatto scivolare in loco,su guide attraverso ;mulini nei quali veniva definita la sua forma finale,utilizzando la stessa energia prodotta dalla risalita dei galleggianti,e anche quella ricavabile tramite carucole nel momento in cui questi venivano nuovamente calati verso il basso,in queto modo avremo anche tutta l’acqua a disposizione per lavorare la pietra. il galleggiante con il suo carico veniva spinto dentro la parte inferiore della torre ascensore dopo che una botola aveva chiuso e saparato lo stadio inferiore, impedendo all intera torre piena di acqua di svuotarsi completamente,chiuso nuovamente l ingresso si riempiva di nuovo anche il piano terra compensando la pressione,a questo punto il galleggiante spingeva verso l alto il suo carico riaprendo automaticamente la botola,che subbito dopo si richiudeva da sola,cosi lo stadio inferiore poteva subito essere riaperto, svuotato e nuovamente caricato per un altro trasporto L intuizione di questo procedimento mi è venuta analizzando tutti i dati archeologici a disposizione e soprattutto cercando di capire come furono realizzate le opere ciclopiche ad argine e drenaggio del rio turrite e dei suoi affluenti. Questo spiega anche perche i blocchi utilizzati x questa piramide sono grossomodo tutti delle stesse dimensioni!

La doppia vite di Leonardo Da vinci per sollevare l'acqua è la soluzione più semplice con la quale probabilmente si riempivano vasche rialzate e le torri di sollevamento.



INFLUSSI LUNARI
Non si può negare che apparentemente all’interno del nostro sistema solare agiscono vari influssi, molti dei quali non comprendiamo a pieno.tra questi influssi ,è particolarmente forte quello della luna,i terremoti per esempio si verificano con maggior frequenza quando la luna è piena o quando la terra si trova tra il sole e la luna,;quando la luna è nuova o si trova tra il sole e la terra;quando la luna atravera il meridiano della localitàcolpita; e quando la luna tocca il punto di massima vicinanza con la terrara della sua orbita, invero quando la luna raggiunge quest’ultimo punto la sua forza di attrazione gravitazionale aumenta del 6%,accade ogni 27giorni e un terzo,ciò non influisce solo sulle maree, ma anche sui bacini di magma bollente chiusi all’interno della sottile crosta terrestre . objR(’MSGRD’);
Teotihuacan Messico

Lantica città è attraversata da un lungo canale che parte dalla Piramide della Luna,
Alfred E.Schlemmer,era un ingegnere che si occupava di previsioni tecnologiche e in particolare di previsioni dei terremoti e su questo argomento presentò un intervento all’undicesimo Convegno Nazionale degli ingegneri Chimici nell Ottobre del 1971 a Città del Messico.
la tesi sostenuta da Schlemmer era che probabilmente il Viale non era mai stata una strada. Forse invece, era stato progettato come una serie di vasche riflettenti che,piene di acqua e collegate tra di loro,digradavano attraverso una serie di chiuse lungo la Piramide della Luna situata all estremità settentrionale ,fino alla Cittadella a sud .
Secondo Schlemmer il particolare corso d’acqua che egli aveva individuato era stato costruito per svolgere una funzione pratica di "monitor sismico a lungo raggio" nel contesto di "un antica scienza, ormai incomprensibile " Sottolineo che terremoti lontani "possono causare la formazione di onde verticali su una superfice liquida che si trovi dalla parte opposta del pianeta" e suggerì che forse le vasche riflettenti accuratamente graduate e intervallate del Viale erano state progettate " per permettere ai teotihuacani di leggere le onde verticali che vi si formavano la localizzazione e l intensità dei terremoti verificatisi in diverse parti del globo ,in modo da poter predire eventi simili nella loro zona".

Dal libro di Gram Hanchoch "impronte degli dei"

E il tempio della sfinge?La tecnica della lavorazione delle enormi pietre con la quale fu costruito ha dei precedenti nella cultura incas a Cuzco,se ne trova un altro esempio in Egitto solo a Abidos nel tempio di Osiride e anche qui la struttura si trova ad un livello inferiore, tanto che il pavimento risulta sotto la falda freatica e quindi allagato perennemente.Recentemente ho potuto dimostrare come stesse a cuore agli antichi egizi la conoscenza per disperdere, energia geofisca degli tzunami oceanici, perché chi di dovere non se ne occupa?
L'ASTRONOMIA E LE VASCHE MONUMENTALI DEI CELTI di Adriano Gaspani

L'analisi della struttura dei Nemeton, cioe' dei recinti sacri, costruiti dai Celti durante l'eta' del Ferro suggerisce che l'Astronomia rivesti' un ruolo fondamentale sia nella scelta dei siti in cui furono edificati sia nella loro orientazione rispetto alle direzioni astronomiche fondamentali sia nella definizione della struttura costruttiva. Capita di frequente di trovare all'interno degli oppida delle vasche rituali dotate di efficentissimi sistemi di canalizzazione atti al rifornimento idrico. I reperti archeologici suggeriscono che i criteri costruttivi furono tali da indurre gli archeologi a classificare tale vasche come "bacini monumentali" sia dal punto di vista della qualita' e della quantita' dei materiali litici impiegati sia per quanto riguarda le loro dimensioni. Gli archeologi hanno trovato traccia di quaste costruzioni in svariati oppida celtici tra i quali vanno segnalati Bibracte, Argentomagus, Glanum, Marsiglia, Lugdunum, Bourges, Vaison, Mackwiller (Basso Reno), Metz, Lons-le-Gaunier (Jura), Saint Maur e in alcuni santuari quali quello di Montbui e quello posto presso le sorgenti della Sequana, (il nome gallico della Senna, il fiume che attraversa Parigi). Generalmente la forma delle vasche rituali e' quadrata o rettangolare come nel caso di Marsiglia, Lione, Bourges e Vaison, ma non mancano casi di vasche semicircolari come a Glanum o di forma circolare, esagonale o ottagonale come rileviamo a Metz, Lons-le-Gaunier nel Giura, a Saint-Maur e a Montbui. Nel caso del santuario delle fonti della Sequana e soprattutto a Bibracte il cui bacino era di gran lunga il piu' importante di tutti la forma e' ellittica. I bacini monumentali rivestivano la funzione pratica di collettori d'acqua, ma anche valenza rituale considerato che i Celti attribuivano caratteristiche divine alle fonti e all'acqua stessa. La stessa Sequana era considerata una dea e il santuario posto alle sue fonti era ricco di offerte votive. La progettazione e la direzione dei lavori di edificazione erano compiti di pertinenza dei druidi, per questo e' naturale aspettarsi che sia la scelta del luogo sia la forma e l'orientazione dovessero sottostare a criteri di natura rituale. E' naturale quindi aspettarci che l'Astronomia potesse aver rivestito qualche ruolo importante nella progettazione. Al di la' dell'orientazione eminentemente equinoziale della vasca posta alle sorgenti della Sequana In questa sede sono stati esaminati tre bacini rituali, quello di Bibracte quello di Argentomagus e quello posto alle fonti della Sequana. Il Bacino Monumentale di Bibracte Il "Bacino Monumentale" di Bibracte e' una vasca di forma ellittica costruita in pietra, destinata a contenere dell'acqua e costruita grosso modo intorno alla meta' del I secolo a.C. Geograficamente essa si trova al centro di quello che era l'Oppidum di Bibracte, la capitale dello stato degli Edui. La tribu' degli Edui rimase, salvo un breve periodo, alleata di Cesare durante tutta la guerra di Gallia. L'Oppidum di Bibracte e' frequentemente citato da Cesare nel "De Bello Gallico" e per quanto ci e' dato di conoscere, questa citta' fu sede durante il I secolo a.C. di una scuola druidica tra le piu' avanzate della Gallia. Diviziaco, consigliere di Cesare, era druido a Bibracte e sia Cesare che Cicerone lo descrivono come un uomo in grado di discorrere brillantemente di questioni naturali (Physiologia) con i migliori intellettuali romani. Ritornando al bacino, il suo asse maggiore e' lungo circa 11 metri e il suo asse minore e' lungo 4 metri. Secondo le misure, l'asse maggiore e' orientato 36.4 gradi ad est rispetto al meridiano astronomico locale, e questo implica che l'asse minore sia diretto verso un punto dell'orizzonte locale distante 126.4 gradi dalla direzione Nord del meridiano astronomico. Le prime ipotesi indicarono la possibilita' che l'asse minore della vasca rituale fosse diretto verso il punto dell'orizzonte dove il Sole sorgeva al solstizio d'inverno durante il I secolo a.C, ma da analisi piu' approfondite condotte con tecniche piu' moderne e sofisticate e' risultato invece che l'asse minore del bacino e' diretto, con pochissimo scarto, verso il punto di prima visibilita' della stella Antares quando e' in levata eliaca, cioe' il primo giorno di visibilita' all'alba poco prima del sorgere del Sole. Tale evento indicava la data della festa di Trinox Samoni e il conseguente inizio della stagione invernale e dell'anno celtico. Intorno al 50 a.C. la levata eliaca di Antares avveniva secondo i calcoli il giorno 23 Novembre del calendario giuliano all'alba del quale un osservatore posto presso il bacino monumentale vedeva la stella spuntare da dietro il monte Le Porrey, la maggior altura, poco piu' di 800 metri sul livello del mare, posta entro il perimetro dell'oppidum. Il fenomeno poteva anche essere osservato per riflessione sull'acqua proprio nel centro della vasca. Una volta riconosciuta l'orientazione astronomica possiamo mettere in evidenza quali furono i criteri costruttivi della vasca ellittica che sono emersi analizzando i dati raccolti. Tenendo conto del fatto che l'unita' di misura lineare usata dai druidi per progettare il bacino valeva circa 2 metri ci accorgiamo che il bacino misura 6x2 unita'. La planimetria suggerisce chiaramente che la forma ellittica era stata ottenuta intersecando due cerchi di raggio pari a 5 unita' ciascuno i cui centri furono posti a 8 unita' di distanza l'uno dall'altro. La cosa stupefacente e' che in questo modo la meta' dell'asse maggiore della vasca viene ad essere lunga 3 unita', la distanza tra il centro della vasca e il centro di uno dei due cerchi 4 unita' e il raggio di ciascuno dei due cerchi generatori vale 5 unita' realizzando cosi' il minimo triangolo rettangolo pitagorico. Infatti il triangolo rettangolo con cateti lunghi rispettivamente 3 unita' e 4 unita' possiede l'ipotenusa lunga esattamente 5 unita'. La scoperta di questa proprieta' dei triangoli rettangoli la dobbiamo alla scuola pitagorica durante il IV secolo a.C. L'importanza del bacino monumentale di Bibracte e' tra le altre cose proprio la dimostrazione che i druidi Edui conoscevano la Geometria pitagorica e la Matematica necessaria per eseguire i calcoli. Un risultato accessorio e' che l'asse maggiore del bacino e' lungo a meno di un piccolo errore, comprensibile considerati i mezzi a disposizione di allora, come il lato del pentagono inscritto in ciascuno dei due cerchi generatori ed e' noto che il numero cinque aveva un significato rituale per i Celti. La tecnica con cui il bacino monumentale di Bibracte fu progettato fu quindi quella di determinare sperimentalmente la direzione verso la quale era possibile osservare visualmente la levata eliaca della stella Antares piu' o meno nel periodo della festa di Trinuxtion Samoni, quindi fissata su quella direzione la posizione del centro del bacino fu ottenuta la posizione, per tentativi, dei centri dei due cerchi generatori di raggio pari a 5 braccia finche' venne ottenuto il triangolo pitagorico "3,4,5". Il profilo dell'intersezione tra i due cerchi forni' la forma richiesta per l'edificazione della vasca rituale. L'asse minore del bacino monumentale punta, nella direzione opposta, verso il punto dell'orizzonte fisico locale, posto tra i profili delle alture di Chemin de la Croix e del Bouquet de la Gravelle, in corrispondenza del quale tramontava il Sole al solstizio d'estate. Questo allineamento, permettendo la determinazione della data di solstizio, era di fondamentale importanza per i druidi in quanto la conoscenza del giorno in cui avveniva il solstizio permetteva di predire con esatezza la data della levata eliaca della stella Sirio che determinava la celebrazione della festa di Lughnasa e l'annuale assemblea delle tribu galliche. Durante l'eta' del Ferro la predizione era facile in quanto bastava aggiungere alla data del solstizio un mese lunare esatto, quindi ragionando utilizzando il calendario celtico, quale quello trovato a Coligny, bastava considerare lo stesso giorno del mese celtico seguente. L'asse minore del bacino permetteva quindi ai druidi di Bibracte la pianificazione di due delle quattro feste fondamentali celebrate dai Celti. I druidi di Bibracte non si limitarono solamente a costruire il bacino monumentale con criteri astronomici, ma molti altri reperti venuti recentemente alla luce mostrano che l'Astronomia era tenuta in grande considerazione nella citta' gallica.
Il bacino monumentale di Argentomagus Il bacino monumentale di Argentomagus e' quasi contemporaneo di quello di Bibracte, ma la sua forma e' quadrata. Il bacino vero e proprio misura circa 4.5 metri di lato e si trova al centro di una gradinata in pietra che si stende per almeno 7 metri lungo ognuno dei quattro lati. La struttura quadrata risulta astronomicamente orientata infatti i due lati paralleli che puntano verso oriente sono diretti verso il punto dell'orizzonte locale dove durante il I secolo a.C. sorgeva la costellazione di Orione e in particolare la stella di prima grandezza Rigel. Una situazione analoga la troviamo anche nella disposizione del nemeton di Libenice in Boemia. Il lato perpendicolare il bacino e' diretto con notevole accuratezza verso il punto di sorgere di Capella, un'altra stella di prima grandezza il cui sorgere eliaco segnava per i Celti la data della festa di Imbolc. Le diagonali invece coincidono con alcuni punti notevoli solari e lunari. Infatti il Sole puo' essere visto sorgere lungo la diagonale NE-SW del bacino in prossimita' del Solstizio d'Estate, pero' con un certo errore rispetto all'allineamento astronomicamente rigoroso. Dal lato opposto puo' essere osservato il tramonto della Luna ad uno dei Lunistizi intermedi, evento che capita ogni 18.6 anni. I casi descritti in questa sede costituiscono solo un piccolisimo esempio di quanto l'osservazione del cielo era importante per i Celti. Nella letteratura epica irlandese troviamo un passo significativo relativo alle imprese giovanili di Finn, futuro capo dei Fianna, allevato dalla druidesse Bodhmall e Liath Luachra nella foresta di Slieve Bladhma. Quando ebbe l'eta' adatta per apprendere, Bodhmall e Liath Luachra lo introdussero ai sacri precetti, testualmente tradotto dall'irlandese antico: "...poi gli insegnarono tutti i segreti delle arti druidiche: le virtu' delle erbe, le abitudini degli animali del bosco e la loro voce, i nomi e le posizioni delle stelle nel cielo".

Potrete leggere il blog sul "premonitoraggio sismico attraverso la riattivazione del campo magnetico megalitico" nel sito “www.chatta.it “ al profilo di ATTILIUS, tra le righe vi sono le coordinate per rintracciare forum e interventi attraverso i quali negli ultimi tempi ho pubblicato il mio seminario, sulla genesi e sulla comune origine preistorica delle antiche religioni. Per le informative cercare nei motori di ricerca semplicemente "onfalos geodetici".